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Mentre tutti si aspettavano una gestione graduata delle limitazioni Covid, è arrivata la doccia fredda dell'inserimento del Friuli Venezia Giulia nella zona arancione, preludio - si dice - all'arrivo di quella rossa già a fine. L'umore dei residenti emerge dalle mail di proteste verso il Presidente Fedriga che hanno "invaso" in queste ore la nostra redazione e che, un media indipendente come il nostro, non può ignorare, perchè sono lo specchio e il termometro degli umori dei cittadini. Nè è servita la dichiarazione di ieri dello stesso Presidente Fedriga, oggi ripresa dalla stampa locale: i malumori continuano copiosi nelle lettere che riceviamo a cui, la politica in primis, non può restare indifferente rispetto allo stato d'animo dei tanti cittadini che si sono espressi, anche parole forti, contro il governatore Fedriga.
Perchè, si chiedono in molti, il Presidente, sino all'altro ieri, scendeva in piazza cavalcando le richieste di chi voleva tutto aperto, senza limiti di orari e per tutte le categorie: non conosceva o non aveva studiato i dati e le dinamiche della diffusione del virus? Perchè, sostengono molte altre mail, da maggio a ottobre, ben poco è stato fatto per potenziare i servizi territoriali e quelli ospedalieri o per coinvolgere i medici di famiglia per cui nella prima ondata tutto il sistema sanitario regionale sembra andato a pezzi?. E molti, forse a ragione dicono, se in passato la Serracchiani ha tagliato servizi e fondi, per finanziare abbondantemente quel superfluo che molti chiamano "clientela", ma la nuova gestione sembra avere cambiato poco in tema di risorse destinate negli ultimi due anni alla sanità. Non dimentichiamo che per una Regione speciale come la nostra, la disponibilità di fondi è legata alle entrate autonome che possono ben essere modulate privilegiando i settori sociali, piuttosto che la distribuzione a pioggia ai Comuni e agli enti amici, di Serracchiana memoria.
Ciò che tuttavia emerge di più in questi messaggi sinteticamente sono le accuse nei confronti del governatore per non aver pensato a piani seri da proporre al governo per evitare il passaggio alla fascia arancione. Analizzando i dati in diverse persone si sono accorte che ci sono aree critiche, forse anche da zona rossa, ma molte altre da zona gialla. L'aver voluto condividere dei provvedimenti uguali per tutti, con regioni vicine e non autonome, sembra aver fatto la differenza. In nome di essere "presidente di tutti" ha finito per portarci nello scenario arancione anche chi non lo necessita. La Provincia autonoma di Bolzano (e quella di Trento), ben consapevole di cosa significa essere autonomi, ha predisposto un piano che divide le varie aree ed a seconda della gravità ha adottato provvedimenti più o meno rigidi. Scelta per tutti con la consapevolezza che non tutti i territori di quella Provincia sono colpiti allo stesso modo. Perchè non potevamo farlo anche qua si chiedono ormai sempre più cittadini.
Fedriga in un video ha cercato di difendere le sue iniziative e di dare la colpa al governo. Peccato che non sia stato convincente almeno per molti. Altri iniziano a pensare che abbia interessi nazionali e che certe scelte lo porterebbero a veder sfumare certe possibilità. Nella conferenza stampa di alcuni giorni fa Ferruccio Sarò ha dichiarato, che pur non conoscendo personalmente le intenzioni di Fedriga, sarebbe grave se lui ambisse ad essere il presidente della conferenza Stato - Regioni. Saro ha parlato di addirittura di messa in pericolo dell'autonomia della Regione. Questo prima di questa intesa con le altre due regioni che ad alcuni appare a questo punto apparire come una sorta di prova generale per dimostrare che lui potrebbe essere il rappresentante di tutti i Presidenti di Regioni. La discesa del consenso di Debora Serracchiani, coincise con il suo inizio ad occuparsi di questioni e di ricoprire ruoli nazionali. Chi amministra oggi la Regione dovrebbe riflettere, se questo rischio non si possa configurare ora anche anche con Fedriga. Dei cittadini han fatto notare il suo ritorno in pompa magna sulle tv nazionali proprio grazie a questo accordo. Ovviamente il Presidente della Regione ha chiara la strategia che vuole perseguire e sa che ne risponde all'opinione pubblica e saprà, quindi, valutare la sollecitazione che arriva da molti per tener conto della differenziazione delle situazioni regionali anche in tema di Covid, e quindi, di relative restrizioni: Trieste non è Monfalcone, o Pordenone ed Udine non è Santa Maria La Longa o Dolegna. Teleantenna raccoglie l'umore dei cittadini arrabbiati e delusi che trovano sfogo del libero pensiero solo in pochi spazi informativi. Queste proteste vanno prese come segno di una volontà di essere ascoltati e di voler partecipare. Quello che le Regioni chiedono a Roma, i cittadini chiedono alla Regione. Ciò che la politica e chi amministra non dovrebbero mai fare è quello di ignorare il comune sentire dei cittadini. Quello che noi non abbiamo inteso fare di fronte a una situazione che un cittadino ha indicato come "dilettanti allo sbaraglio". Dilettanti allo sbaraglio: a Roma o anche a Trieste? Per il bene di tutti speriamo in nessuno dei due luoghi.
Andrea Sessa
Editore Teleantenna
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