MONFALCONE - Asugi: Poggiana risponde alle accuse di voler depauperare la sanitą locale.
Comunicato stampa del Direttore Generale
OSPEDALE DI TRIESTE VERSO IL DECLASSAMENTO
Alla presentazione dell’atto aziendale di ASUGI - Azienda sanitaria giuliano isontina - c’è stata grande enfasi per il modello di assistenza territoriale, mentre l’assetto dell’ospedale è passato in sordina. Come mai?
L’enfasi sul nuovo modello assistenziale non è stata certamente data da ASUGI che viceversa ha presentato la sua proposta di atto Aziendale come un unicum, presentando e valorizzando sia la componente ospedaliera che territoriale.
Forse perché tutti i tagli dei reparti ospedalieri triestini che erano stati disposti dalla riforma Serracchiani-Telesca sono stati confermati e si è sancito così il declassamento dell’ospedale di Trieste. Contrariamente a quanto avvenuto per l’ospedale di Udine, dove l’atto dell’Azienda sanitaria Friuli Centrale non ha confermato tutti i tagli dei reparti, ponendo di fatto Udine come centro di riferimento ospedaliero di alta specializzazione per tutto il FVG.
Un centro di riferimento ospedaliero, o meglio l’HUB, non si identifica con la presenza di reparti cosiddetti “doppioni” ma con dati oggettivi e ben altri indicatori di attività e di esito, volumi di attività, complessità dei DRG, qualità della casistica, esiti osservati rispetto agli esiti attesi. Ridurre la valutazione della qualità esclusivamente al numero delle strutture complesse è fuorviante e drammaticamente pericoloso anche solo considerando che la qualità dei professionisti si costruisce anche con il tempo e con la casistica che irrimediabilmente si ridurrebbe in caso di duplicazione di strutture a fronte di volumi non giustificabili.
L’organizzazione ospedaliera di ASUGI ha realizzato compitamente il modello Hub & Spoke, con la presenza di reparti chirurgici ed internistici a direzione ospedaliera ed universitaria nell’Hub e a direzione ospedaliera negli Spoke.
Per Trieste, e solo per Trieste, l’attuale amministrazione regionale sembra aver fatto propria la linea della precedente Giunta in merito alla chiusura dei cosiddetti reparti “doppioni”, ovvero che dove ci siano più reparti della stessa disciplina, uno ospedaliero e uno universitario, p.es. chirurgia e ortopedia, almeno uno vada soppresso.
A Cattinara è così sfumata ogni possibilità di rinascita per la chirurgia ospedaliera, idem per l’ortopedia, nessun ripensamento neppure per la Medicina d’Urgenza, già struttura autonoma ed eccellente, ora ridotta a mera appendice del Pronto soccorso. E identico oblio per altri reparti soppressi negli anni precedenti.
Insistere nella contrapposizione ospedale-università è un gioco al quale ASUGI non partecipa perché divide e crea competizione negativa anziché stimolare percorsi condivisi, specializzazione a livelli diversi di complessità, crescita professionale, realizzazione del modello Hub&Spoke.
La stretta osmosi ed integrazione in una unica struttura tra funzione di Medicina d’urgenza e Pronto soccorso è ormai consolidata, in tutti e tre i presidi ospedalieri, Trieste, Gorizia e Monfalcone, e gli ottimi risultati ottenuti nell’area di emergenza da quando è stato attivato questo modello è di tutta evidenza, supportato da dati oggettivi e riconosciuto da tutti i Clinici che lavorano a Cattinara.
A Udine l’amministrazione ha deciso di mantenere aperti diversi “doppioni”. E così al Santa Maria della Misericordia resteranno 2 strutture di ortopedia, 2 di oculistica, 2 di neurologia, addirittura 3 di chirurgia (quando a Trieste già 2 erano troppe!), 2 di anatomia patologica, 4 di radiologia.
Il perché lo ha spiegato sulla stampa il Direttore dell’Azienda sanitaria udinese: “Non ci sono doppioni in questo atto aziendale, se ci sono 2 strutture vuol dire che c’è volume di attività per 2. L’orario di lavoro degli universitari è diverso da quello degli ospedalieri. Svolgono già mandati diversi.”
Sulle decisioni della Direzione strategica di Udine noi non diciamo nulla perché attiene a valutazioni di quella direzione.
Pensiero del tutto condivisibile, infatti il mandato principale delle strutture universitarie è la didattica e la ricerca, per i reparti ospedalieri l’assistenza ai malati. Obiettivi diversi, organizzazioni diverse, che insieme esprimono compiutamente un polo ospedaliero-universitario.
Completamente sbagliato: non c’è un mandato principale e uno secondario per le strutture universitarie, esse devono fare, IN MODO INTEGRATO ED INSCINDIBILE, didattica, ricerca e assistenza. Infatti NON MENO DEL 50% della loro attività, che poi è sempre di più, è dedicato all’assistenza e questo per norma nazionale e questo non si traduce in minore qualità assistenziale ma dà valore all’assistenza generando sinergie fra tutte e tre le componenti che costituisco il mandato complessivo dei Direttori universitari.
A Udine si è capito che i primari ospedalieri dei reparti da chiudere non sono delle “poltrone” manifestamente inutili - come sostenuto a suo tempo dai precedenti vertici regionali - ma sono le guide di équipe di professionisti con il loro patrimonio culturale, operativo, organizzativo e di relazioni umane, frutto di studio ed esperienza pluriennale.
Nessuno ha mai detto che i primariati ospedalieri sono da chiudere, ci sono primari ospedalieri ed universitari ma questo non c’entra con la necessità di “doppiare” a Trieste Strutture che altrimenti non avrebbero neanche i volumi che li giustifichino, RAPPRESENTEREBBERO UNO SPRECO, UNA RIDUZIONE DI EFFICIENZA E IN ULTIMA ANALISI UNA RIDUZIONE DELLA SICUREZZA DEI PERCORSI DIAGNOSTICO-TERAPEUTICI.
A Trieste invece la riduzione di strutture complesse, oltre a contrarre l’offerta di cure ai malati, svuota progressivamente l’ospedale di professionalità, competenze, futuro.
Visione assolutamente sbagliata e miope, come se la riduzione di Primariati riducesse l’offerta: la risposta ai bisogni di salute la danno gli operatori sanitari (medici, infermieri, oss e tecnici), fra i quali anche i Primari. La professionalità, le competenze e l’attrazione di giovani professionisti e quindi il futuro si creano concentrando volumi e complessità della casistica non frammentandola, FACENDO RICERCA E INNOVAZIONE. Il Dipartimento di scienze mediche di Trieste, unico regionale non solo è stato dipartimento di eccellenza MUR per il quinquennio 2018-2022 ma anche, nuovamente unico in regione, è nei migliori 350 italiani per il quinquennio 2023-2027. E SENZA DUBBIO ANCHE PER IL COSTRUTTIVO E FORTE RAPPORTO TRA LE DUE COMPONENTI CHE COLLABORANO E INTEGRANDOSI SI RAFFORZANO INVECE CHE COMBATTENDOSI, ELIDERSI
L’ospedale triestino non potrà più offrire adeguate occasioni di sviluppo professionale ai suoi medici, per cui molti di essi, verosimilmente i migliori specialisti migreranno verso lidi più accoglienti e tanti giovani medici si terranno alla larga da dove è preclusa ogni possibilità di carriera.
Non si creano prospettive di crescita professionale e di percorsi di carriera ai giovani professionisti creando posti di primariato, ma garantendo loro la presenza di specialisti di eccellenza in grado di farli crescere trasmettendo loro le proprie conoscenze ed esperienza, aumentando la complessità della casistica.
E così si compie il destino del nostro ospedale, un tempo eccellente ed ora avviato verso il tramonto.
Il tramonto sarebbe arrivato da qui a poco se avessimo seguito l’approccio testé delineato dall’estensore dell’articolo.
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