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MONFALCONE - Il sindaco Cisint e l’assessore Vita incontrano gli ospiti della Casa Albergo.
Per la città di Monfalcone nulla è più proprio della necessità di far parte attiva nella richiesta di un cambio di marcia normativo che restringa la possibilità di arrivare in Italia a costo del welfare locale. In merito al problema dei ricongiungimenti, è indubbio che esso rivesta una valenza fondamentale per la gestione della nostra città. Come è stato ampiamente documentato all’Amministrazione da uno studio curato da una valida professionista, laddove viene meno la sostenibilità reddituale stabilita dalla norma europea, si crea per l’ente locale la insostenibilità degli oneri che ricadono per la gestione dei servizi e dei sostegni sulle casse comunali - quindi su tutti i contribuenti - diventando in questa fase finanziariamente insostenibili per il Comune di Monfalcone, che in regione detiene il primato assoluto nel rapporto fra immigrati e popolazione (fra i più alti addirittura a livello nazionale).
È questa la motivazione che ha reso indispensabile e urgente farsi carico di individuare una proposta che possa modificare questa condizione, per le conseguenze di grave pregiudizio finanziario attuale che ne derivano per l’ente. Esaminata la relazione e la proposta che ne è seguita, come avviene normalmente per tutti i provvedimenti adottati, si é ritenuto di darne informazione pubblica alla stampa, assieme ai componenti della giunta, che evidentemente hanno pensato di sensibilizzare sulla questione le rispettive rappresentanze politiche, considerata la rilevanza del tema.
L’opposizione, emarginata dal voto dei cittadini, non perde occasione per polemizzare con l’attività della giunta con argomentazioni che, esulando dal merito concreto dei contenuti della proposta, alimentano la critica pregiudiziale, nella ripetizione dei soliti slogan. In questo caso, non centra il pregiudizio bensì la tutela della dignità stessa delle persone, delle donne e dei bambini in particolare, perché non è sostenibile ritenere una vita dignitosa quella prevista dall’attuale norma che consente che a un marito che vuole ricongiungersi con la moglie sia sufficiente un reddito di circa 10mila euro lordi, e di poco più per ogni figlio. A ciò si aggiunge il problema dell’adeguamento alloggiativo, che deve a sua volta garantire condizioni di vivibilità e igiene, condizioni certo non riscontrabili nei molti anni in cui si è chiuso gli occhi sul fenomeno diffuso dei sovraffollamenti. Sono aspetti che sono centrali per i monfalconesi che ripetutamente richiedono al Comune di farsi carico di proposte di risoluzione dei problemi, creati dalla sinistra che ora vorrebbe perpetuare questa situazione in eterno, e che hanno dunque una valenza locale e attuale e chiamano la responsabilità di chi amministra. Quanto alle condizioni di dumping e di sfruttamento, appare ridicolo il richiamo da parte di quegli stessi esponenti politici che quando hanno amministrato la città, e che si sono ben guardati di intervenire e di agire affinchè questo modello produttivo non si consolidasse a Monfalcone.
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