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PALLACANESTRO TRIESTE 2004 - CONVOCATO PER SABATO IL CDA
Non siamo una regione con
presenza di criminalità organizzata e di stampo mafioso forte
come quella che si registra in Lombardia, Liguria, Veneto, Emilia
Romagna, ma non possiamo dormire sonni tranquilli neppure qua.
Dal 2014, c'è stata una escalation di fenomeni legati alle
associazioni criminali nazionali e non da meno locali. È come se
quel sistema sociale chiuso che caratterizzava il Friuli Venezia
Giulia fosse venuto meno nella sua funzione di isolamento, che in
questo caso significava protezione.
È quanto è stato evidenziato e che emerge dalla prima relazione
annuale dell'Osservatorio regionale antimafia, istituito ai sensi
della legge regionale 21/2017 "per il contrasto e la prevenzione
dei fenomeni di criminalità organizzata e di stampo mafioso". E'
costituito da cinque componenti, nominati dal Consiglio regionale
il 22 novembre 2017 e prorogati sino ad aprile 2020.
Si tratta di un organismo istituito in molte regioni d'Italia ma
non in tutte, è stato fatto presente a sottolineare come il
Consiglio regionale del FVG, a cui l'Osservatorio fa diretto
riferimento, sia in prima linea in questo aspetto offrendo un
deterrente all'insediamento delle organizzazioni malavitose nel
nostro territorio.
Diversi i settori in cui la criminalità organizzata si è
infiltrata in FVG, a cominciare da quello del riciclaggio del
denaro sporco per passare agli appalti e soprattutto ai
subappalti, ai grandi traffici e ai trasporti, attraverso
soggetti locali compiacenti ma anche stranieri, in particolare
dell'Est Europa.
Dall'Osservatorio un elenco delle evidenze investigative e
giudiziarie più significative degli ultimi 20 anni:
provvedimenti cautelari eseguiti nei confronti di alcuni
componenti della famiglia Emmanuello di Gela, attivi
nell'esecuzione di opere edili nel Comune di Aviano;
indagini sull'insediamento di alcuni esponenti della camorra
presso il mercato di Tarvisio;
confisca di beni a Pordenone, Aviano e Tavagnacco
all'imprenditore edile palermitano Pecora e a componenti della
famiglia Graziano;
sequestro della Sermac di Budoia, risultata di proprietà di un
gruppo criminale comprendente esponenti della camorra, della
ndrangheta e del clan Casamonica;
indagine a Monfalcone sulla presenza di un clan della ndrangheta
di origine crotonese con a capo Giuseppe Iona, attivo nel settore
del traffico di stupefacenti e armi;
indagine, avviata dalla Direzione investigativa antimafia di
Palermo, sui tentativi di infiltrazione di un imprenditore
palermitano legato a "Cosa nostra" e operante a Monfalcone;
indagine sulla presenza della camorra al Porto di Trieste, con
l'arresto dei vertici della società "Depositi Costieri"; nel
corso delle indagini è emerso un sofisticato sistema di scatole
cinesi messe in piedi per riciclare denaro sporco;
indagine sulla presenza della criminalità organizzata nel sistema
dell'accoglienza degli immigrati a Trieste;
indagine sul riciclaggio di proventi illeciti attraverso locali
di ristorazione a Trieste e Udine, con il coinvolgimento di note
pizzerie e ristoranti;
indagini sulle residenze a Lignano, con la migrazione di famiglie
campane per spostare un consistente numero di voti di preferenza
nelle elezioni amministrative del 2012;
indagini presso un centro commerciale di Udine, dove alcuni
locali sono risultati di proprietà della nota famiglia Piromalli;
indagini sugli appalti truccati per la realizzazione di varie
opere, tra le quali la terza corsia dell'autostrada A/4
"Come si evince da tale sintetica panoramica - è riportato nella
relazione - non si può più parlare di tentativi di infiltrazione,
né di sporadiche incursioni criminali in alcuni settori
economico-produttivi, bensì di un consolidamento strutturato e
radicato in alcuni specifici ambiti, quali quello del
riciclaggio, accresciutosi negli anni. Ma l'allarme che tale
situazione oggi determina, peraltro ancora da taluni
sottovalutato, non è certo di quest'ultimo periodo o di un
passato recente, è un allarme lanciato ben trenta anni fa
dell'allora Procuratore della Repubblica di Marsala, Paolo
Borsellino".
Due i livelli su cui intervenire - è stato spiegato -, creando
una rete di relazioni: da una parte supportare gli enti locali,
in particolare i piccoli Comuni, meno strutturati rispetto agli
altri ma dove il sindaco svolge una funzione preminente di
sentinella e osservatore privilegiato di ogni novità, dall'altra
operare con le scuole attraverso l'informazione ma anche la
formazione. E che questa sia la via è stato confermato
dall'Associazione nazionale Comuni italiani (Anci FVG) e
dall'Ufficio scolastico regionale durante la presentazione della
relazione annuale 2018-2019 dell'Osservatorio, che si è scelto di
rendere pubblica ogni 21 marzo in occasione della "Giornata della
memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle
mafie".
Riciclaggio, dunque, con denaro proveniente da droga e armi che
viene "ripulito" con attività lecite, le quali però finanziano
altre attività illegali, secondo un sistema che si rinnova ogni
volta. E poi l'infiltrazione nelle società "decotte", ovvero in
difficoltà economica, che vengono fatte fallire e poi acquisite
per finalità indebite. E ancora la corruzione, attraverso le
minacce prima alla persona poi alla sua famiglia.
Il colloquio con il territorio deve essere costante - avverte
l'Osservatorio - per la capacità camaleontica che hanno le
organizzazioni criminali di mutare una volta scoperte, e di
re-infiltrarsi nel tessuto sociale ed economico del luogo.
Siamo i primi interessati a collaborare con l'Osservatorio
antimafia - ha detto l'Anci - come amministratori ma anche come
operatori e professionisti. La scuola già opera con le forze di
polizia - ha aggiunto l'Ufficio scolastico - con progetti per la
legalità economica: l'auspicio è raccordare le azioni soprattutto
per la prevenzione, che qui è strategica.
Non si tratta solo di proteggerci da appalti truccati che creano
riciclaggio - ha chiosato la Giunta regionale -, ma tutelare la
sicurezza dei nostri cittadini, perché un appalto truccato vuol
dire anche utilizzo di materiali scadenti o contraffatti.
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