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Questura da Gorizia a Monfalcone: proposta velleitaria, fuori tempo massimo, pericolosa per l'immagine civica

DelBello (pd) bolla le dichiarazioni dell'assessore di Monfalcone Asquini
Aggiunto il: 06/05/2019
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Velleitaria e nel messaggio controproducente per l’immagine della città, nonché fuori tempo
massimo: così appare, come una boutade propagandistica, la proposta avanzata dall’assessore
Asquini nonché, è lecito presumere, dal Sindaco che per interposta persona ha voluto rilanciare
dopo che pian piano le stiamo smontando il castello propagandistico con il quale ha vinto le
elezioni (si badi bene che siamo solo agli inizi, per ora abbiamo agito prevalentemente sui social).
Velleitaria perché se, come la Lega vuole, verranno ricostituite le Province, inesorabilmente le
Questure rimarranno dislocate nei Capoluoghi (ovvero a Gorizia se rimarrà l’Isontino o a Trieste se
arriverà l’Area vasta Giuliano/Isontina). Glielo ha già fatto notare i suoi alleati di Fratelli d’Italia, il
Sindacato di polizia gli ha invece ricordato che sarebbe sufficiente un potenziamento dell’organico
del Commissariato. Fuori tempo massimo perché l’autobus è stato perso – e ci vorrà il tempo di
una generazione di politici più accorti dei mediocri attuali (bravi nella propaganda spicciola e non
oltre l’ordinaria amministrazione) – con la sconfitta dei referendari (tra cui chi scrive ed altri
illustri in testa a tutti l’ex assessore regionale Fasola) sul progetto della Città comune (autunno
2016). Allora Monfalcone fu moderatamente favorevole, Ronchi e Staranzano furono assolutamente
contrarie: con la fusione si sarebbe realizzata la piattaforma istituzionale per un decisivo salto di
qualità in direzione di una autentica dimensione urbana al posto dei tre attuali paesoni. Allora
Cisint, Asquini e Lega tutta rimasero a guardare compiacendosi probabilmente della spaccatura
frontale avvenuta tra il Pd di Monfalcone e quello di Ronchi e Staranzano, prodromo nei fatti dei
successivi ribaltoni politico amministrativi. Controproducente infine a livello di immagine civica:
per giustificare la loro proposta Asquini/Cisint rilanciano i perniciosi concetti di città con più reati,
di effetti in termini di delinquenza nonché di periferia di Calcutta (o di Dacca): Monfalcone
insomma come luogo a forte rischio che deve essere attenzionato dagli Apparati repressivi dello
Stato. Un tanto è agevolmente spiegabile perché i due politici in parola sono di stretta osservanza
salviniana il cui metodo è, come spiegano autorevoli commentatori nazionali (vedi Giannini su
Repubblica), diffondere la paura per poi concentrarla come strumento elettoralistico e quindi di
dominio politico. Ciò si sta rivelando per ora un’arma vincente su scala nazionale ma la stessa è a
doppio taglio: restituisce nel nostro caso un’immagine pessima di Monfalcone che si abbina ad
altre recenti figuracce. E questa sarebbe la città rinata? Sciocchezze da strapaese come rischiano di
continuare ad essere i nostri Comuni alla periferia dello Stato.

Fabio DelBello – Consigliere comunale/Segreteria cittadina Pd

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