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MONFALCONE - A lezione con Paolo Mieli su persecuzioni staliniane, colonia cinese e confine orientale.

Appuntamento giovedì 7 dicembre alle 17.30.
Aggiunto il: 08/12/2023
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Geografia a storia si intrecciano nelle vicende che coinvolgono tanti monfalconesi e tanti friulani nella prima parte del Novecento, definito come il secolo autoritario. La durezza degli eventi e il destino di migliaia di persone vengono travolte nelle rivoluzioni politiche e nei conflitti che ora possono essere ricostruiti con l’obiettività che deriva dalla distanza dalle passioni ideologiche del tempo che hanno sempre trascurato il lato umano di queste grandi tragedie. Come quella dei corregionali emigrati nel 1900 in Siberia per la costruzione della grande ferrovia Transiberiana, rimasti in quel paese con le proprie famiglie e che finirono nelle persecuzioni e nelle stragi del “Grande Terrore” staliniano del 1938. Oppure quella dei sudditi imperiali triestini e isontini arruolati nel 1915 nelle truppe asburgiche, dislocati in Galizia, da dove, passati dall’altra parte del fronte, vennero trasportati proprio con la Transiberiana a Tientsin la colonia italiana dimenticata della Cina che divenne il primo suolo della nuova patria. Il secolo autoritario è il titolo del nuovo libro dello storico Paolo Mieli che sarà presentato giovedì alle 17.30 alla biblioteca comunale di Monfalcone. Il volume, partendo da patto Molotov-Ribbentrop e dai protocolli segreti fra le due Guerre esplora le eredità del Novecento ancora presenti nel nostro mondo globale. Sarà l’occasione anche per ripercorrere le vicende dell’emigrazione di quegli anni delle genti del nostro confine in larga parte ancora ignorate che saranno riprese nell’introduzione di Lucio Gregoretti che precederà l’intervento di Mieli. A coordinare l’incontro titolato “Lezioni di storia”, sarà Timothy Dissegna, direttore del Goriziano. Destini incrociati quelli dei friulani partiti volontariamente per lavorare sulla grande ferrovia russa e quelli dei monfalconesi finiti nel fronte opposto a quello austroungarico nel territorio cinese rimasto alla dipendenza italiana sino al 1943, in quanto coinvolti dalla rivoluzione russa e dalla successiva guerra mondiale, ricostruiti in un libro da Gregoretti, presidente di Clape nel Mondo, l’ente che promuove l’iniziativa. Sino alle partenze nel 1954, ormai cinquant’anni fa, di venti mila triestini, soprattutto verso l’Australia, dopo la fuga dall’Istria e la firma del trattato di Pace. “Le ferite del passato – sostiene Paolo Mieli - non si cicatrizzano mai. Niente può considerarsi definitivo per quel che attiene alla guarigione, più o meno apparente, dalle lesioni prodottesi anni, decenni, secoli, addirittura millenni fa”. E che hanno coinvolto in modo particolare la nostra regione di confine.

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