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MONFALCONE - Cisint: "La mia visione di Monfalcone alternativa a quella della sinistra".

Integrazione, Fincantieri, territorio: La candidata alle elezioni europee ripercorre la sua idea di Monfalcone .
Aggiunto il: 28/04/2024
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"Probabilmente il segretario del Pd, Pizzolitto, e gli esponenti della sinistra che hanno governato in passato la nostra città, come l’ex-vice sindaco Greco e l’ex assessore Del Bello, non si sono ancora accorti che Monfalcone negli ultimi 7  anni ha voltato pagina, è uscita dalla condizione di abbandono e degrado in cui era stata lasciata, ha rinnovato se stessa e costruito un progetto di futuro che guarda a nuove prospettive di sviluppo, dovendo affrontare le minacce di un processo di islamizzazione che fonda le radici proprio negli anni delle loro amministrazioni.  Ciò che più impressiona nelle loro proposte per la città è il fatto che al centro delle loro preoccupazioni continuano a collocarsi gli interventi a favore della minoranza musulmana. Se non si comprende che l’integrazione passa attraverso l’accettazione e l’adeguamento a monte alle nostre regole da parte di  chi si insedia, si arriva al paradosso che dovrebbe essere il Comune a organizzare corsi di italiano per gli stranieri che lavorano al cantiere e azioni di pari opportunità per le donne, dimenticando che la cultura patriarcale dell’Islam è basata sulla loro reclusione e sulla sopraffazione che sconfina sino alla violenza verso le minori. Si comprende così anche il sostegno ai centri islamici e alle loro pretese di continuare a operare al di fuori della legittimità urbanistica e al fatto che dovrebbe essere l’ente locale, con i soldi di tutti i cittadini, a mettere a disposizioni siti e attrezzature quali luoghi di culto. La ricetta che viene presentata dal Pd e dai Progressisti ai monfalconesi guarda a un passato che è stato già bocciato dagli elettori e che è stato superato attraverso il coraggio di scelte che hanno dato dignità all’istituzione comunale che ha fatto valere con Fincantieri l’impegno per la responsabilità sociale d’impresa, bonificato il territorio dalla presenza di amianto, rilanciato la portualità nel sistema con Trieste, realizzato l’accorpamento del Consorzio economico con Gorizia, riqualificato il litorale e il Carso e che ora sta affrontando la questione di un immigrazione senza controllo iniziata nel 2005 e che a causa dei ricongiungimenti facili ha superato ogni soglia di sostenibilità sociale e urbana. La disponibilità verso i comportamenti di questa presenza che la sinistra continua ad alimentare dimostra quanto è distante dal comune sentire e dalle istanze della larga maggioranza dei nostri cittadini. Su Fincantieri, poi, bisogna dire chiaramente che serve un cambiamento del sistema produttivo, la riduzione dei subappalti e la rivalutazione del valore del lavoro e delle professionalità: è questi sono i temi che abbiamo posto sul tavolo nazionale, coordinato dal vice ministro Gava, con i ministeri competenti, per promuovere processi di diretta assunzione che si stanno ora avviando. Quanto alla nuova Provincia, il problema non è il nome che verrà assegnato, ma le proposte di contenuto e di ruolo, su cui il Pd mostra di non avere alcuna idea. Il nuovo ente risponderà all’esigenza di un soggetto di area vasta per determinate funzioni del territorio. Monfalcone in questi anni, tuttavia, ha saputo valorizzare la propria centralità e i propri punti di forza in un campo largo che la pone al centro delle dinamiche regionali e nazionali. I rapporti economici con Trieste e Gorizia, non solo per il porto, ma per la rete di infrastrutture logistiche e industriali nell’ormai prossima Zona semplificata, quelli turistici lungo il litorale, da Muggia a Grado, quelli storici con il Parco Internazionale da Duino a Fogliano, quelli della riorganizzazione dei servizi oggi gestiti da Isa Ambiente in ambito più ampio sono frutto di un protagonismo che non c’è mai stato in precedenza. La chiusura di Monfalcone nell’Uti mandamentale aveva bloccato ogni prospettiva di questo genere. La nuova Provincia, al di là del nome, non sarà più una gabbia personalistica dei tempi della gestione di Gherghetta".

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