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«Portare un condannato per caporalato, che non conosco in alcun modo, in commissione è stato un errore che non può avere scusanti di alcun tipo. Detto questo, trovo squallido e strumentale che Cisint accosti il mio nome e quello del collega Bullian a una vicenda risalente a nove anni fa sulla quale non c'entriamo nulla». Lo afferma il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Diego Moretti replicando alle affermazioni della parlamentare europea ed ex sindaca di Monfalcone, Anna Maria Cisint che oggi, durante una conferenza stampa alla quale è intervenuto, tra gli altri, anche il capogruppo della Lega in Consiglio regionale, Antonio Calligaris, ha accostato a Moretti e Bullian la presenza, durante la commissione regionale convocata per discutere del Piano Monfalcone, di una persona che ha riportato una condanna definitiva a tre anni per caporalato. «Se Bou Konate (l'unico intervenuto in commissione a nome delle associazioni islamiche monfalconesi) si è fatto accompagnare all'audizione di lunedì da questa persona che ha riportato una condanna definitiva a tre anni (scontata) per caporalato, allora Konate ha sbagliato senza se e senza ma. Non ci sono scusanti» afferma Moretti. «Accostare il nome mio al caporalato è squallido e squalifica da solo chi lo fa. Non accetto lezioni da chi ha candidato nella sua coalizione uno che avrebbe tagliato le dita a chi non lo avesse votato, né da chi continua a difendere il Governo Meloni sul “Decreto vergogna”, che regala alla condannata Fincantieri milioni di euro a titolo di risarcimento per le cause d'amianto perse».
Quanto al consigliere Calligaris che adesso parla di non meglio precisate modifiche regolamentari sulle audizioni, continua Moretti, «ricordo che è lo stesso che, di fronte a Casa Pound che interruppe i lavori di una Commissione, dichiarò che fosse per lui “sparerebbe ai migranti” (affermazione di cui si scusò qualche ora dopo, ma che resta nella storia della XII legislatura). Spiace che stavolta si alimenti la falsità e la menzogna pur di delegittimare avversari politici. Se sono questi i presupposti, c'è di che preoccuparsi».
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