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MONFALCONE - PIZZO PER LE MOSCHEE. Prende una posizione coraggiosa dell'ex Sindaca ora Europarlamentare Anna Cisint.

Aggiunto il: 07/12/2024
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“Non voglio lasciare la città in mano a sistemi mafiosi perché, se i fatti saranno confermati, siamo in presenza di una situazione di illegalità e di forme gravissime di estorsione, caporalato, condizionamenti verso la manodopera bengalese che potrebbero essere gestite e forse addirittura controllate da esponenti che guidano e hanno influenza sulla comunità islamica. Le capacità professionali dei giornalisti di Rete4 stanno facendo emergere gli aspetti più cupi legati alla realtà dell’integralismo islamico, che peraltro mi erano stati segnalati con richiesta di anonimato. Ho sempre sostenuto che la contrapposizione fra Comune e Centri islamici sulle autorizzazioni urbanistiche fosse solamente la punta di un iceberg di situazioni oscure che investivano finanziamenti, formazione degli imam, sopraffazione delle donne e delle minori, controllo dei fedeli e i fatti stanno confermando che il nodo da perseguire è quello della legalità, della trasparenza e del rispetto dei nostri ordinamenti. Sono fiduciosa che l’autorità giudiziaria farà quanto necessario, ma come esponente politico voglio che si sollevi il problema della regolarizzazione di questa rete per contrastare la prevaricazione, garantire che tutti nel nostro Paese rispettino le leggi e che non ci siano più zone franche intoccabili prive di ogni controllo fiscale e legale. Vanno pretesi normativamente questi modelli di legalità.”



L’assessore Anna Maria Cisint, europarlamentare, già sindaco di Monfalcone, autore di un libro-denuncia sui comportamenti dell’integralismo islamico, dopo quanto emerso nell’inchiesta giornalistica della trasmissione “Fuori dal Coro” ha deciso di mettere sul tavolo tutti gli elementi di una contesa che si allarga sul sistema sinora rimasto al di fuori di ogni regolamentazione. “Il caso Monfalcone è il paradigma di una situazione diffusa in Italia e le attuali vicende aprono molti interrogativi. Le “offerte” dei musulmani a chi gestisce i centri islamici sono veramente donazioni volontarie oppure, come sembra emergere, possono essere una sorta di tassa occulta di prelevamento sullo stipendio nel sistema dei subappalti che impiegano diffusamente questa manodopera? E ancora, sono tutti chiari i finanziamenti utilizzati per la costruzione e il mantenimento delle moschee, visti anche i casi emersi in alcune città? E quali sono le predicazioni di imam formati in Pakistan o in altri Paesi campioni di integralismo? Ciò che emerge spiega anche il perché delle minacce di violenza che ho subito, ingiustificate se raffrontare al problema della regolarizzazione urbanistica, ma che trovano motivazione se si vuole intimidire e fermare la mia risolutezza a fare chiarezza sul pericolo islamista e sulle relative coperture. E poi c’è la questione della trasparenza che può essere uno dei motivi di fondo per cui non si vuole fare l’intesa con lo Stato, prevista in Costituzione, per non avere controlli di alcun tipo e per non ammettere che la legge da rispettare è quella italiana e non la sharia che ne contrasta molti fondamenti in tema di democrazia e libertà”.



“Ciò che emerge - continua Cisint - sta mettendo in luce altre due verità: che da parte mia non c’è alcuna motivazione razzista ma solo un aspetto di legalità per tutti e che non è in gioco la libertà religiosa, ma al contrario la sudditanza che viene imposta a uomini e donne per mantenere vantaggi e poteri personali. La Sinistra, a tutto questo, ha dato una inaccettabile copertura istituzionale volta non a tutelare la sopraffazione delle donne o lo sfruttamento della manodopera con i subappalti, ma a giustificazione di ogni comportamento dei leader musulmani. A Sinistra si sono tutti distinti in questo e non mi aspetto che chiedano scusa, ma il loro atteggiamento segna lo spartiacque fra chi ha a cuore gli interessi della nostra comunità e chi fa prevalere l’interesse ideologico. E’ venuto il tempo perché si proceda a disciplinare e rendere trasparente la rete dei centri islamici coinvolti in episodi che vanno dalle coperture date non solo verbalmente alla violenza integralista alle forme più oscure di finanziamento e di mancato rispetto dei nostri ordinamenti”.

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