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PALMANOVA - FUTURO DELL'OSPEDALE A RISCHIO, I SINDACI DEL TERRITORIO DECIDONO DI INCONTRARSI
Un'azione congiunta con il
Governo, a cui è già stato chiesto un tavolo urgente, e con la
Regione Veneto dove altri posti di lavoro sono a rischio.
Sono questi gli assi su cui si sta muovendo l'assessore regionale
alle Attività produttive, Sergio Emidio Bini, presente stamattina
alla manifestazione dei 250 lavoratori della Safilo di
Martignacco, che davanti allo stabilimento hanno organizzato un
presidio con il parziale blocco del traffico lungo la SR464.
"Questo è un fronte drammatico che vede coinvolte 250 famiglie
per le quali stiamo lavorando in maniera intensa", è stato il
primo commento dell'assessore.
"La Regione si è immediatamente attivata tramite il governatore
Fedriga che ha sentito il ministro Patuanelli. Al Mise abbiamo
chiesto un tavolo urgentissimo già la prossima settimana per
comprendere quali azioni possiamo mettere in atto assieme
affinché queste famiglie possano guardare ai prossimi mesi con
maggior serenità".
L'assessore ha annunciato anche un dialogo con l'amministrazione
regionale veneta: "parleremo anche con il Veneto perché è
necessario fare un ragionamento congiunto a tutela dei
lavoratori".
La crisi dello stabilimento di Martignacco, per il quale i
vertici aziendali hanno prospettato la chiusura già il prossimo 7
gennaio, è infatti parallela ai tagli annunciati
dall'amministratore delegato Angelo Trocchia anche nello
stabilimento di Longarone in provincia di Belluno (400 esuberi).
Ai lavoratori e ai sindaci presenti in rappresentanza del
territorio (Martignacco, Fagagna, San Daniele, Rive d'Arcano,
Mereto di Tomba, Moruzzo, Pagnacco) l'assessore ha manifestato
l'intenzione di voler agire innanzitutto sui tempi. "L'azienda -
ha detto - vuole stringere sulle scadenze, ma ha delle
responsabilità sociali importanti e credo che il buon senso debba
prevalere. Pertanto in prima istanza chiederemo che vengano
procrastinati i termini che l'azienda si era data".
Le Rsu dello stabilimento di Martignacco parlano di "doccia
fredda" e intendono proseguire la protesta con l'obiettivo di
ottenere la cassa integrazione e sensibilizzare il settore
economico affinché si faccia avanti la prospettiva di
un'acquisizione da parte di qualche altro gruppo o impresa.
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